Ivan Risti, l’Ironman nel cuore (sognando le Hawaii)

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Ironman. Ovvero: fatica, impegno, passione, allenamenti infiniti, km e km su strada e in acqua. Letti uno dietro l’altro incutono timore gli ingredienti dell’Ironman, non per niente considerata una delle sfide sportive più dure del mondo, destinata a un’élite di atleti e apparentemente inaccessibile ai comuni mortali, ma che nell’ultimo periodo sta contagiando un numero crescente di appassionati. E fa senz’altro parte dell’élite di superatleti Ivan Risti, classe 1980, ex nazionale di Triathlon con un passato nel nuoto, che si è cimentato con successo in svariate competizioni Ironman. Ma facciamo un passo indietro. È il 2005 quando per Ivan arriva la prima convocazione in nazionale: vince il titolo italiano di Aquathlon e partecipa alla sua prima Coppa del Mondo. Seguono anni di gare sulle distanze sprint e olimpico (tra i risultati più importanti il titolo italiano assoluto Triathlon Sprint nel 2007) e arrivano i lunghi, con buoni piazzamenti sulle distanze 70.3. Il suo esordio nell’Ironman avviene a fine 2014 in Brasile, a Fortaleza: si piazza 7°. Seguono altre prove Ironman, fino all’ultima gara, a fine Agosto 2016: un ottimo 3° posto in Francia, a Vichy. Ricordiamo che l’Ironman è un triathlon super lungo ovvero 3,8 km di nuoto in acque libere più 180 km di bicicletta più 42,195 km di corsa (una maratona). È uno sport multidisciplinare individuale durissimo, basato sulle tre prove da compiere in successione (nuoto, bici, corsa), senza soluzione di continuità. Una competizione spettacolare, anche per i limiti che gli atleti sono chiamati a sfidare e superare: vince il più veloce, certo, ma anche colui che resiste meglio alla fatica. Come ci ha raccontato Ivan Risti, atleta Aqua Sphere, che di fatica e di velocità se ne intende parecchio…

Ivan, ci racconti come si svolge una tua giornata tipo? Come ti alleni?
Ogni giornata è diversa dalle altre. Una giornata tipo potrebbe essere questa: mi sveglio, faccio colazione e mi reco agli allenamenti di nuoto, al centro DDS di Settimo Milanese (gareggio per il DDS Triathlon Team): per me non è un problema nuotare a stomaco pieno, invece prima della corsa non faccio mai colazione. L’allenamento in vasca dura circa un’ora e mezza e al termine faccio uno spuntino. Successivamente mi occupo delle attività della mia società di collaborazioni con aziende legate al triathlon e allo sport. Mi alleno minimo due volte al giorno, a volte tre. Per le uscite di corsa, d’estate cerco di sfruttare le ore serali, in inverno quelle più calde del primo pomeriggio. Può esserci una giornata in cui svolgo tre allenamenti perciò dopo il nuoto nel primo pomeriggio esco in bicicletta e la sera corro. Se devo fare uscite in bici abbastanza lunghe sfrutto la mattina e poi aggiungo una seduta leggera di palestra. Ricapitolando, una mia giornata tipo potrebbe prevedere il nuoto al mattino presto e un allenamento la sera oppure un’uscita in bici lunga, da 5 o 6 ore, ed esercizi di stretching e riequilibrio muscolare in palestra in serata, dopo un po’ di riposo.

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Segui una dieta particolare?

Negli ultimi anni mi alimento seguendo abbastanza fedelmente la Dieta a Zona (che si basa sul bilanciamento dei macronutrienti – carboidrati, proteine e grassi – nelle giuste proporzioni a ogni pasto e spuntino, tendendo a mantenere bassi i livelli ematici di insulina, n.d.r.), con le dovute modifiche legate agli allenamenti lunghi e impegnativi dove il consumo energetico è molto alto. Cerco comunque di curare gli aspetti legati al recupero post-training, per esempio dopo aver lavorato in palestra o dopo lavori specifici di forza (le salite o delle ripetute in salite con rapporti duri…). “Purtroppo” dopo i 30 anni è necessario considerare più il parametro di forza che quello di resistenza, quando faccio questi lavori devo reintegrare con maggiori dosi di proteine in modo da agevolare le fibre muscolari, anche a livello ormonale.

Assumi qualche integratore specifico?
Prendo tutti i giorni gli Omega 3, i cosiddetti grassi della salute, che consiglio a tutte le persone che conducono uno stile di vita attivo ma anche ai sedentari. È un integratore portentoso: mi sono accorto, facendo le distanze più lunghe e dopo le gare più pesanti, che gli Omega 3 mi fanno stare meglio, ho meno infortuni, meno dolori, recupero più agevolmente. Da quando li prendo ho un maggiore equilibrio nella mia quotidianità e nel mio fisico, rispetto a qualche anno fa. Quando esco in bici prendo le classiche barrette, i gel (anche in gara), a volte gli aminoacidi. D’inverno per evitare di ammalarmi uso glutammina ed echinacea per le difese immunitarie.

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A cosa ti stai preparando in questo periodo?
Mi sto preparando al Natale! A parte gli scherzi, ho fatto un buon risultato a fine Agosto, un terzo posto in Francia all’Ironman di Vichy (nella foto qui sopra, n,d.r.), che vale già per il 2017 come stagione Ironman e quindi vorrei provare a qualificarmi come professionista al Mondiale delle Hawaii. Per questo, ho bisogno di fare altre gare che mi diano punti. La prossima sarà l’Ironman Sud Africa il 2 di aprile.

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Nuoto, bici, corsa: qual è il tuo mondo?
Il nuoto, facile! Nuoto da quando avevo 5 anni perciò è il mio mondo. C’è sempre stata tanta acqua nelle mie giornate e mentre studiavo all’Università, ho deciso di provare ad aumentare la percentuale di terra sotto i piedi così ho iniziato a fare il Triathlon La frazione di nuoto, soprattutto negli Ironman, la gestisco bene. Nelle distanze corte è meno facile, invece.

Ivan, alla luce delle tue esperienze sul campo, che consigli ti senti di dare a un neofita dell’Ironman che decide di intraprendere questa disciplina?

Farei una domanda secca: “ne sei proprio sicuro???”. No, seriamente: tutte le persone mediamente allenate possono affrontare un Ironman. La prima cosa che consiglio di fare è quella di iscriversi alla gara: questo equivale a porsi realmente di fronte all’obiettivo, volerlo veramente. E da lì inizia la preparazione. Questo vale per tutti, anche per noi professionisti: avere l’obiettivo chiaro e preciso davanti è importantissimo. Allenarsi perché “tanto prima o poi farò qualcosa” non va bene, se ho un obiettivo preciso la motivazione è molto più alta. In una gara di Ironman, la più estrema del Triathlon, la cosa che conta è la motivazione: devi allenarti e fare sacrifici ogni giorno, questo vuol dire (per chi lavora magari in un ufficio) svegliarsi due ore prima per allenarsi o saltare cene e aperitivi con gli amici o dedicare meno tempo a figli e famiglia.

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Richiede molta costanza e sacrificio….
Sì. Ed è un sacrificio che va condiviso con i propri cari perché se manca l’armonia in famiglia non si riesce ad allenarsi con fiducia e bene. Bisogna crederci anche per affrontare pioggia, nebbia, freddo: la voglia di allenarsi deve essere sempre alta e costante. Il risultato si ottiene con il lavoro quotidiano nell’ombra. Per alcuni atleti di alto livello ci vogliono 20 anni e oltre per costruire un risultato: anni di allenamento per un giorno di gara. La stessa cosa vale per una persona che si allena per terminare una gara difficile come l’Ironman: è una gara che va costruita nel tempo, giorno dopo giorno.

Nell’Ironman vince chi va più veloce, chi resiste meglio alla fatica ma anche chi ha la forza mentale per superare le crisi…
Il mio amico Daniel Fontana mi ha insegnato che se in un Ironman non hai almeno due momenti di crisi vuol dire che non hai fatto davvero un Ironman. E questa cosa l’abbiamo provata tutti e due in gara più di una volta! Devi saper affrontare queste crisi: il percorso di avvicinamento al tuo obiettivo, come tutte le cose della vita, prevede degli imprevisti e dei momenti difficili. Se affronti un Triathlon sprint o un Ironman e pensi che tutto debba andare liscio come l’olio non va bene: o perché l’hai sottovalutato o perché pensi “tanto io ce la faccio”. Sbagliato. Ci vuole tanta umiltà nello sport, soprattutto negli sport di fatica.

Quanto conta la motivazione?
La motivazione arriva da sé giorno per giorno quando arrivano i miglioramenti in allenamento, quando si cambia pian piano il proprio stile di vita. Allenandosi si sta meglio, si combatte la noia, si vive meglio.

Esiste il rischio di esagerare?
Ottima domanda. Sì. Può succedere. Ma la risposta è nell’intelligenza delle persone. Mi piace usare l’espressione “allenarsi con intelligenza” perché l’Endurance ti porta a voler fare sempre di più. Ho visto persone che hanno iniziato con la corsa e dopo qualche anno hanno affrontato le ultra maratone fino a distruggersi fisicamente perché si allenavano in modo troppo “artigianale”. Per questo prima dicevo che l’allenamento va condiviso con la famiglia o i propri cari, perché è anche un modo per tenere l’equilibrio e calare lo sport nella vita reale.

Ed è importante farsi seguire da un esperto…
Sì. Condividendo gli obiettivi e facendosi aiutare da un coach o da chi è più esperto in questi ambiti è fondamentale. Un allenatore, ma anche un amico o un familiare, ti fornisce un feedback dall’esterno, ti osserva, ti aiuta a ricordare che c’è anche una vita vera accanto all’allenamento. E questo vale per tutti, amatori e professionisti. È pericoloso entrare nel loop dell’allenamento, allenamento e solo allenamento…

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Ivan, qual è il tuo sogno nel cassetto?
Oggi è la qualificazione per “la gara delle gare”: il Mondiale delle Hawaii. Vorrei provarci, non ho tanti anni da professionista davanti a me… Ho iniziato a fare triathlon tardi, a 22 anni, mi son tolto qualche soddisfazione nelle distanze corte, ma non sono riuscito a qualificarmi per le Olimpiadi. Ora mi piacerebbe raggiungere questo bel risultato. Ho visto da vicino in Francia che è possibile vincere un Ironman, a Vichy sono stato in testa per buona par della gara poi una di quelle crisi di cui parlavamo mi ha fatto allontanare dal primo posto. Però tra vincere un Ironman o qualificarmi per le Hawaii sceglierei quest’ultima ipotesi… Oggi è il mio sogno.

(Simona Recanatini)

Photo: courtesy of Aqua Sphere (www.aquasphereswim.com)

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