Presentati i dati IFO International Fitness Observatory sul mercato delle imprese di fitness in periodo Covid a EXERCISE IS MEDICINE, web conference organizzata da Fit.Comm. L’associazione che riunisce i principali player del settore nella Giornata Mondiale della Salute ha svelato i risultati della ricerca durante una diretta web con Ministero dell’Economia e delle Finanze, medici, imprese e professionisti delle Scienze Motorie.
Obiettivo proporre una nuova alleanza tra medicina, esercizio fisico e istituzioni economiche e sensibilizzare gli Italiani verso l’attività fisica come “farmaco naturale” e forma preventiva di benessere psicofisico.
I dati dell’indagine IFO
La survey di IFO International Fitness Observatory, realizzata in collaborazione con la società Egeria e coordinata da Paolo Menconi, presidente dell’Osservatorio, ha coinvolto oltre 6.600 club in tutta Italia. Nel 2019 il settore fitness in Europa era in costante crescita con circa 65 milioni di iscritti ai club e con ricavi totali pari a circa 28 miliardi di euro.
Nel 2020 in Italia, causa Covid e conseguenti restrizioni, la perdita economica del settore delle palestre ammonta a oggi a 2 miliardi di euro con oltre 200.000 professionisti senza un lavoro stabile.
Necessari sempre secondo IFO interventi strutturali urgenti e concreti. Il settore è caratterizzato da una maggioranza di club singoli, di piccole dimensioni, in attività da tempo (oltre dieci anni) e in cui prevale il modello “one man company”.
Il mercato del fitness in Italia
Il 40% delle palestre dichiara di non sapere se ce la farà a resistere e quanto, e il 20%-25% dei club ritiene che non avrà più le risorse per sopravvivere alla crisi. L’industria del fitness e dello sport rappresenta per l’indotto una realtà di rilievo nell’economia nazionale.
L’Italia, con l’8% del mercato europeo, dopo Germania (20%), Inghilterra (19%) e Francia (9%), era al quarto posto in Europa con oltre 5,5 milioni di persone iscritte in palestra e con un mercato annuale di oltre 2,4 miliardi di euro. Un mercato che aveva ampi spazi di crescita e che è entrato nel suo momento storico più drammatico.
Fitness uguale salute
Paolo Menconi, presidente di IFO, afferma: “Per quanto il fitness sia un mondo “ludico”, di svago, che eroga servizi in modo apparentemente spensierato, di fatto ha un ruolo chiave: diffonde benessere psicofisico con un’offerta molto variegata e per tutte le tasche, quindi andrebbe considerato diversamente, quasi più vicino al mondo della salute che a quello dello sport, perché fare movimento fa star meglio, è medicina preventiva, e dovrebbe godere di un’attenzione differente. Fare fitness non è solo un passatempo: c’erano oltre 5 milioni di persone che andavano in palestra per stare bene anche dal punto di vista psicologico, scacciando ansie e solitudine, per farsi del bene. I risultati di questa ricerca indicano che l’industria del fitness è in un momento difficilissimo e senza precedenti. Il settore va protetto con interventi strutturali seri e concreti, sia per chi vi lavora sia per i clienti, per potersi rimettere in piedi e continuare a guardare serenamente al futuro”.
Palestre e centri sportivi: la situazione italiana
Dai risultati dell’indagine emerge innanzitutto che il panorama delle palestre in Italia è composto per la maggioranza (62%) da piccoli club indipendenti, solo il 18% appartiene a catene e quasi il 3% in franchising. Il restante 20% è formato da piccoli studi di yoga, pilates e attività analoghe.
Quasi la metà dei centri sportivi, pari al 39%, ha una superficie sotto i 500 metri quadrati; il 27% ha una dimensione fra i 500 e i 1.000 metri quadrati, mentre sono in minoranza i club fra i 1.000 e i 2.000 metri quadrati (16%) e quelli oltre i 2.000 metri quadrati (18%).
Un settore consolidato nel tempo: il 62% dichiara di aver aperto il club più di 10 anni fa, il 23% tra 5 e 10 anni fa. Tra 2 e 5 anni il 12,4 e i più giovani (tra 1 e 2 anni) solo il 3,4%.
Rispetto alla componente economica, prendendo come riferimento il 2019, oltre il 50% dei club ha stimato un mancato incasso di oltre il 70%, considerando che le chiusure hanno seguito periodi differenti nelle varie regioni d’Italia.
Il settore si stima abbia perso sul fatturato annuale, una cifra che potrebbe aggirarsi attorno ai 2 miliardi di incassi.
L’impatto del Covid sulle palestre
Inoltre, il 21% dichiara che sta accumulando debiti relativi ai pagamenti delle utenze e il 75%, nonostante la chiusura sta pagando gli affitti/locazioni degli spazi per le strutture.
Quasi l’87% delle palestre ritiene che le misure adottate finora non siano sufficienti a sostenere il settore, suggerendo tra i provvedimenti principali forme di finanziamento a fondo perduto (78%), la sospensione di incombenze fiscali e bollette (66%), e l’emanazione di provvedimenti urgenti per il settore (il 58%). Il 20% dichiara di non aver ricevuto ristori/contributi dallo Stato.
Se la situazione è difficile per tutti, la capacità economica di poter resistere è differente. Il 14,7% dichiara di avere autonomia per 1 mese. In 2 mesi il 31% ritiene di non avere le forze economiche per superare la crisi. Il 48% dei Club potrebbe non farcela in 3 mesi. Al quarto mese di stop, il rischio è quello che oltre l’54% dei Club non sopravviva. Solo il 6,5% dei club potrebbe avere le risorse economiche per resistere a cinque mesi di chiusura, ma soprattutto regna l’incertezza. Quasi il 40% dichiara di non sapere quanto può resistere ancora.
*Nota metodologica
Tra il 24 Gennaio e il 28 Febbraio 2021 è il periodo in cui è stata eseguita la Survey. 6.639 sono gli operatori su tutto il territorio italiano che hanno ricevuto il questionario. 2.555 hanno aperto la mail e 455 hanno risposto al questionario di 19 domande, con un tempo medio di compilazione di 4 minuti.