Una recente ricerca di GfK Eurisko ha evidenziato che 7 italiani su 10 hanno usato un integratore alimentare, rilevando l’elevato livello d’interesse dei consumatori sugli integratori. Chi pratica sport, in particolare, è più attento all’alimentazione e assume spesso integratori nutrizionali di vario genere. Per fare chiarezza su un argomento complicato ma molto serio, Integratori Italia di AIIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari) ha di recente presentato un importante passo avanti nella conoscenza del ruolo dell’integrazione alimentare. Un pool di otto tra i maggiori esperti italiani su questo argomento ha realizzato la prima edizione della Review sull’Integrazione Alimentare che fa chiarezza sia su principi attivi che sulle diverse esigenze nelle varie fasi della vita. Ecco la relazione integrale della dottoressa Franca Marangoni, Responsabile Ricerca Nutrition Foundation of Italy, dedicata a “Integratori, moderni stili di vita e alimentazione: ruolo e stato dell’arte alla luce delle più recenti evidenze scientifiche”.
“Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Italia è uno dei Paesi con il tasso di invecchiamento della popolazione più intenso e veloce a livello mondiale, come dimostra l’incremento costante della vita media che ha portato nel 2013 l’aspettativa di vita alla nascita a 82,9 anni in media (80,3 per gli uomini e 85,2 anni per le donne), superiore quindi rispettivamente di 2,5 anni e 1,9 anni alla media europea. Tutto ciò comporta una crescita progressiva della popolazione con più di 60 anni, che dal 12,2% della popolazione complessiva nel 1950 è passata al 27,2% nel 2013. Tra i paesi europei l’Italia si distingue tra l’altro per la più alta percentuale della popolazione con più di 65 anni: 21,4% contro una media europea del 18,5%.
Il progressivo invecchiamento della popolazione comporta, con frequenza crescente, la comparsa di malattie cronico degenerative, attribuibili in primo luogo al fatto che l’evoluzione non ha “progettato” l’organismo umano per vivere così a lungo. E’ un problema che riguarda da vicino l’Italia, nella quale l’aspettativa di vita in buona salute all’età di 65 anni è tra le più basse d’Europa.
In questo contesto rivestono particolare importanza gli interventi di carattere preventivo basati sulla conoscenza e sul controllo dei fattori di rischio delle patologie più diffuse, soprattutto se rivolti a una popolazione generale che dimostra sempre maggiore attenzione ai benefici derivanti da stili di vita e alimentari corretti ed è alla ricerca costante di informazioni sempre più dettagliate sulle caratteristiche funzionali di alimenti e nutrienti.
Gli studi scientifici pubblicati negli ultimi decenni hanno dimostrato chiaramente che la dieta e i suoi componenti sono in grado di influenzare lo stato di salute modulando favorevolmente o sfavorevolmente aspetti fisiologici o fisiopatologici. L’attenzione che prima era rivolta al contenuto calorico degli alimenti, alla loro composizione in termini di carboidrati, grassi e proteine, e alla loro salubrità (nel senso di assenza di sostanze tossiche o di contaminazione batterica di potenziale rilevanza) si è spostata sugli effetti di tipo funzionale dei diversi nutrienti. Di conseguenza le più recenti linee guida in campo clinico e nutrizionale sono concordi nel fornire indicazioni circa i limiti quantitativi dei livelli di assunzione giornaliera dei diversi micro e macro nutrienti, e anche circa gli aspetti qualitativi dei diversi componenti dei cibi. Esse riconoscono infatti l’importanza di tutti i nutrienti, purché siano ben definiti per quantità e qualità e purché il loro apporto sia commisurato al fabbisogno energetico.
Il mantenimento di un adeguato “turnover” delle proteine, indispensabile per la formazione e il mantenimento di organi e tessuti, è stato riconosciuto essere 2-3 volte maggiore rispetto alla quota proteica assunta con la dieta; la biodisponibilità, ovvero il buon utilizzo da parte dell’organismo delle varie sostanze, e soprattutto di vitamine e minerali viene considerata determinante per le funzioni ad essi associate; la protezione di cellule (DNA, proteine, lipidi) e delle lipoproteine LDL dallo stress ossidativo è stata riconosciuta come effetto fisiologico benefico; per la fluidità delle membrane di cellule e vasi sono stati accertati gli effetti positivi; gli acidi grassi polinsaturi della serie omega-6 e della serie omega-3 sono definiti essenziali per l’organismo che non è in grado di sintetizzare de novo i precursori (acido linoleico e alfa-linolenico) e che deve quindi introdurli con la dieta in quantità definite.
Da un punto di vista fisiologico vi sono poi alcuni aspetti di particolare interesse, emersi dagli studi più recenti ma non per questo meno solidi. E’ il caso del microbiota (il complesso dei microrganismi intestinali) e dei geni relativi (microbioma): sempre più evidenze infatti supportano il ruolo importante nella modulazione della salute a diversi livelli, compreso il controllo della funzione immunitaria e della risposta infiammatoria, già definiti da EFSA effetti fisiologici positivi.
Sebbene l’adozione di uno stile alimentare vario ed equilibrato, specie in persone fisicamente attive, sia ritenuto sufficiente per garantire alla popolazione generale sana tutti i nutrienti necessari, sempre più osservazioni epidemiologiche supportano la necessità di una maggiore attenzione alla copertura del fabbisogno nutrizionale e al sostegno delle funzioni fisiologiche dell’organismo anche nei paesi maggiormente industrializzati.
Nelle condizioni di aumentato fabbisogno o di apporto inadeguato di nutrienti con la dieta, gli integratori rappresentano una valida e sicura opportunità per favorire l’assunzione ottimale di uno o più sostanze e/o il sostegno di funzioni fisiologiche. Contribuendo in alcuni casi anche alla prevenzione di fattori di rischio di malattia, come ormai dimostrano numerose osservazioni epidemiologiche condotte in popolazioni numerose.
Nell’integrazione finalizzata al mantenimento dei livelli fisiologici di micronutrienti, trovano anche largo impiego i prodotti a base di mix di più vitamine e/o minerali. La sicurezza d’uso di tali prodotti è confermata dai risultati di una metanalisi di 21 studi clinici randomizzati, che ha evidenziato come il consumo di multivitaminici-multiminerali corrisponda all’assunzione dei vari micronutrienti a livelli adeguati ma ben al disotto dei valori soglia, per periodi di tempo più prolungati rispetto ai corrispondenti singoli componenti, in associazione con una migliore qualità della vita in generale e l’adozione di alimentazione e stili di vita più sani. Lo studio più importante tra quelli inclusi nella metanalisi è sicuramente il Physicians’ Health Study II, un trial clinico controllato, condotto in una popolazione di più di 14.000 medici americani, di 50 anni o più al momento del reclutamento, seguiti per circa 11 anni. Al termine del periodo di osservazione, la supplementazione con un multivitaminico è risultata associata alla riduzione modesta, ma significativa, del rischio di tumori, soprattutto tra i soggetti in età più avanzata (70 anni e oltre), confermando ancora una volta il ruolo dell’integrazione con vitamine e minerali in età geriatrica (Gaziano et al., 2012). Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di questi dati, che supportano i benefici della supplementazione anche in una popolazione come quella dei medici, che già si caratterizza per l’attenzione e l’adesione a corretti stili alimentari e di vita”.