Ormai sentiamo parlare ogni giorno di quanto sia importante l’attività fisica (anche) per combattere le malattie cardiovascolari, prima causa di morte in Europa e in Italia. Il numero di persone che si ammalano ogni anno è in crescita e l’impatto di queste patologie è in aumento. Il nostro Paese, in generale, si attesta al 20esimo posto a livello mondiale per lo stato di salute dei cittadini, secondo lo Studio “Global Burden of Disease” di recente pubblicato su The Lancet (The Lancet 2015; 386: 743-800). E tra le principali problematiche di salute dei cittadini italiani ecco il sovrappeso, negli adulti ma soprattutto nei bambini, la qualità dell’aria e l’abitudine al fumo di sigaretta. Tutti aspetti, quelli elencati, che ritroviamo tra i principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, patologie responsabili, nella sola Unione Europea, del 49% delle morti sia nell’uomo che nella donna e, secondo le statistiche mondiali, con un’incidenza in costante aumento. In occasione della recente Giornata Mondiale per il Cuore, promossa dalla World Heart Federation, che la Fondazione Italiana per il Cuore (FIpC) rappresenta in Italia, Fipc e Conacuore, che rappresenta oltre 130 associazioni di pazienti cardiopatici sul territorio, hanno avviato un percorso di confronto su rischio cardiovascolare e colesterolo. Lo scopo è quello di delineare un percorso comune verso la riduzione dell’impatto socioeconomico di queste patologie: infatti, il numero di persone che si ammalano ogni anno, come dicevamo, è in crescita e l’impatto del rischio cardiovascolare e del colesterolo è significativo. Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Europa e in Italia e si prevede che nel 2030 i decessi annui aumenteranno da 17 a 23 milioni.
“Le patologie cardiovascolari delineano un quadro complesso, rispetto al quale si rende necessaria un’azione comune basata su un efficace sistema di alleanze e collaborazioni tra Istituzioni e mondo scientifico” afferma la Dott.ssa Emanuela Folco, Presidente Fondazione Italiana per il Cuore (FIpC). “La promozione di una sempre più forte cultura della prevenzione cardiovascolare è un passo fondamentale verso un approccio congiunto e più efficace a queste patologie in costante aumento. Come FIpC, fin dagli anni ’80 operiamo per facilitare la diffusione di una sana cultura della prevenzione attraverso lo sviluppo di campagne educazionali a tutela della salute dei cittadini italiani, aderendo in pieno al progetto della OMS 25by25” spiega la dottoressa. Un’iniziativa, quest’ultima, lanciata nel 2014 dalla Fondazione Italiana per il Cuore, su invito della World Heart Federation, con l’obiettivo di mettere in campo tutte le alleanze e le strategie necessarie per ridurre del 25% la mortalità precoce per malattie non trasmissibili entro il 2025. L’obiettivo fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è ambizioso ma raggiungibile. I fattori di rischio delle malattie cardiovascolari sono numerosi : tra questi, il fumo, elevata pressione sanguigna, elevati livelli di colesterolo, sovrappeso/obesità, diabete, malattie infettive come l’influenza, poi la sedentarietà, alimentazione scorretta, un clima ambientale negativo, lo stress. Tutte condizioni che rappresentano il 90% delle cause di patologie cardiovascolari. La soluzione? Ridurre il rischio cardiovascolare agendo sui fattori modificabili attraverso uno stile di vita sano e attivo. Le malattie cardiovascolari, oltretutto, hanno un impatto come costi diretti per il SSN che ammonta a circa 16 miliardi di euro all’anno, ai quali vanno aggiunti circa 5 miliardi di euro calcolabili come perdita di produttività. Secondo i dati INPS, le malattie del sistema circolatorio rappresentano la prima voce di costo in termini di assegni di invalidità (dati INPS 2001-2015) e il 21% del totale delle prestazioni erogate dall’Ente per gruppi di patologie. Un aspetto, quello dei costi correlati alle patologie cardiovascolari e ad alti livelli di colesterolo nel sangue che viene spesso dimenticato. “In realtà, un’importante azione di prevenzione di queste patologie, a partire dalla conoscenza dei fattori di rischio più diffusi, dall’adozione di sane abitudini alimentari (ivi compreso l’eccessivo consumo di sale da cucina) e corretti stili di vita, fino ad arrivare all’implementazione di tutta una serie di politiche atte a favorire percorsi di sensibilizzazione, conoscenza e prevenzione per la cittadinanza, anche rispetto alla Morte Cardiaca Improvvisa, non può che avere ricadute positive in termini di salute e di vite per la popolazione e di costi per il sistema sanitario nazionale” commenta il Prof. Giovanni Spinella, Presidente dell’Associazione Conacuore. Quindi, muoviamoci: in tutti i sensi!
#colcuore