Un elevato consumo di cibi ultra-processati accelera l’invecchiamento biologico

Un elevato consumo di cibi ultra-processati accelera l’invecchiamento biologico. Uno studio dell’I.R.C.C.S. Neuromed e dell’Università LUM evidenzia come una dieta particolarmente ricca di alimenti ultra-processati possa avere effetti negativi sull’organismo.
Foto: neonbrand-unsplash

Un elevato consumo di cibi ultra-processati accelera l’invecchiamento biologico.  Uno studio condotto dall’Unità di Ricerca di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l’Università LUM di Casamassima, dimostra che un elevato consumo di alimenti ultra-processati è associato all’accelerazione dell’invecchiamento biologico, indipendentemente dalla qualità nutrizionale della dieta.

I risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista The American Journal of Clinical Nutrition.

Un elevato consumo di cibi ultra-processati accelera l’invecchiamento biologico

L’indagine, che ha coinvolto oltre 22.000 partecipanti del Progetto Moli-sani, ha utilizzato oltre trenta diversi biomarcatori ematici per misurare l’età biologica, che, a differenza dell’età cronologica che dipende solo dalla data di nascita, riflette le condizioni biologiche del nostro corpo, inclusi organi, tessuti e apparati.

Grazie a un dettagliato questionario alimentare, i ricercatori hanno potuto stimare il consumo di alimenti ultra-processati (UPF), ossia quei cibi fatti in parte o interamente con sostanze che non vengono utilizzate abitualmente in cucina (per esempio, proteine idrolizzate, maltodestrine, grassi idrogenati) e che contengono generalmente diversi additivi, come coloranti, conservanti, antiossidanti, anti-agglomeranti, esaltatori di sapidità ed edulcoranti.

Gli alimenti incriminati

Tra questi, non solo snack confezionati o bevande zuccherate, ma anche prodotti insospettabili come pane industriale, yogurt alla frutta, alcuni cereali per la colazione o zuppe pronte, per fare alcuni esempi.

Lo studio ha dimostrato che un elevato consumo di alimenti ultra-processati è associato a un’accelerazione significativa dell’invecchiamento biologico dell’organismo.

In pratica, le persone sono biologicamente più vecchie della loro effettiva età cronologica.

L’invecchiamento biologico

L’invecchiamento biologico è infatti un “orologio interno” del nostro corpo, che può ticchettare più velocemente o più lentamente rispetto agli anni segnati sul calendario, riflettendo il vero stato di salute dell’organismo.

Questo studio ci invita ancora una volta a ripensare le raccomandazioni alimentari: non basta limitarsi alla qualità nutrizionale, ma occorre considerare anche il grado di lavorazione industriale dei cibi” commenta Licia Iacoviello, direttore dell’Unità di Ricerca di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed e professore Ordinario di Igiene Generale e Applicata all’Università LUM.

Anche alimenti apparentemente ‘sani’, infatti, possono essere stati sottoposti a processi di lavorazione che ne alterano le caratteristiche” spiega Iacoviello.

Impatto sulla salute e sull’invecchiamento

I nostri dati – dice la ricercatrice Simona Esposito, primo autore dello studio – “mostrano che un elevato consumo di cibi ultra-processati non solo ha un impatto negativo sulla salute in generale, ma potrebbe anche accelerare proprio l’invecchiamento, suggerendo un collegamento che va oltre la scarsa qualità nutrizionale di questi alimenti”.

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I meccanismi attraverso cui gli alimenti ultra-processati possono danneggiare la salute non sono ancora del tutto chiari” spiega la ricercatrice Marialaura Bonaccio, responsabile degli studi su alimentazione e salute dell’IRCCS Neuromed.

Oltre ad essere inadeguati da un punto di vista strettamente nutrizionale, essendo ricchi di zuccheri, sale e grassi saturi o trans, questi alimenti subiscono una intensa lavorazione industriale che di fatto ne altera la matrice alimentare, con la conseguente perdita anche di nutrienti e fibre”.

“Questo può avere importanti ripercussioni su una serie di funzioni fisiologiche, incluso il metabolismo del glucosio, e la composizione e funzionalità del microbiota intestinale. Non va inoltre dimenticato che spesso questi prodotti vengono venduti in confezioni di plastica diventando così veicoli di sostanze tossiche per l’organismo”.

Lo studio Moli-sani

Partito nel marzo 2005, ha coinvolto circa 25.000 cittadini, residenti in Molise, per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori.

Lo studio Moli-sani, oggi basato presso l’IRCCS Neuromed, ha trasformato un’intera Regione italiana in un grande laboratorio scientifico.

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